Alle 19 circa erano ormai tutti arrivati. Nella grande casa regnava il caos più totale. Cappotti appesi alla rinfusa su un attaccapanni stracolmo che pareva avesse voglia di cedere da un momento all'altro. La stufa a legna della cucina emanava un calore assurdo e un buon profumo di mele cotte al forno. Al di sopra di tutto aleggiava quel profumo (o puzza fate un po voi) di fritto misto... baccalà, carciofi,broccoli, mele, alicette.
Zie indaffarate che sciamavano su e giu tra la cucina e il salone con piatti bicchieri posate, decorazioni, candele, i cugini più grandi erano già con le carte in mano aspettando la cena, i piccoli correvano strillando a più non posso, su e giù tra una stanza e l'altra, girando intorno alla tavola apparecchiata per sistemare tra i piatti del proprio papà la "letterina di Natale" quella fatta con la bella carta e tutti i brillantini incollati sopra, e la poesia scritta che poi avrebbero recitato.
Alle 19 e 30 finalmente "gigetto" il gran capo sulla sua gamba di legno (mio nonno) annunciava "tutti a tavola" sbattendo vigorosamente un mestolo di legno su un coperchio d'acciaio!
A mano a mano, recuperando sedie in cucina e in ogni dove della casa, questa banda di circa trenta persone (Otto famiglie con minimo tre figli) trovava posto tutti insieme intorno a quella tavola imbandita a festa.
Le porcellane belle erano state tirate fuori, le posate pregiate e i bicchieri tutti uguali, dalle zuppiere fumanti usciva quel profumo tipico della zuppa di pesce che per tradizione si mangiava la sera di natale.
Ma appena tutti avevano trovato posto piano piano scendeva il silenzio, e se qualcuno si attardava a parlare veniva prontamente ripreso ad alta voce dalla nonna.
Silenzio!..... era l'ora della preghiera. Si ringraziava nostro signore per averci dato tutto quel ben di dio. Mentre la nonna recitava la solita preghiera, qualcuno comunque era distratto, chi ridacchiava di soppiatto, chi tirava un calcetto al cugino di fianco, chi guardava la sua pietanza preferita in attesa di addentarla.
Alla fine tutti pronti per "l'AMEN!" E finalmente...... baldoria!!!!
Tra la zuppa di pesce e la frittura, venivan tolte le scodelle e magicamente i papà scoprivano la loro letterina, che leggevano tra il caos generale, mentre il piccolo saliva in piedi sulla sedia per recitare la sua poesia.
Ed era come stare su un palco di teatro... tutti li a sentire, ed ogni tanto qualcuno si faceva prendere da crisi di pianto perchè non la ricordava più. Alla fine del teatrino il papà metteva mani al portafoglio e secondo le sue possibilità regalava una cinquemila o diecimila al suo piccolo pupillo.
Quando tutto in tavola era stato saccheggiato, qualche volenteroso sparecchiava per cominciare la tombolata.
E si giocava fino alle 11 e 30, sbucciando mandarini, usando le bucce per coprire i numeretti sulle cartelle, o spaccando a metà fagioli secchi (che quelli interi se ne andavano a spasso ad ogni strattone") poi, tutti a messa di mezzanotte.
Veramente la messa era il momento per fare un sonnellino ristoratore, perchè quando si tornava... le carte prendevano il posto della tombola.
Verso le due, c'era chi piangeva perchè aveva perso tutti i soldini, chi rideva perchè li aveva vinti, chi sbadigliava e chi voleva ancora fare una partitina, magari a poker......
La mattina dopo, eravamo tutti come zombi.. scendevamo in cucina mezzi addormentati,
dove la nonna ci aspettava con la cioccolata calda per colazione e sui fornelli
già c'era il pranzo di natale pronto....ma quando l'aveva preparato????
Mistero!
Dopo due giorni di questo tour de force di cibo, bevande, giochi, bisticci, capricci,
e chiacchiere (tante) ognuno riprendeva la strada di casa sua, e noi ritornavamo padroni del nostro tempo e della nostra casa (noi si viveva con i nonni).
Avevamo qualche giorno per riprenderci.... l'orda dei barbari sarebbe tornata per la sera della befana.